Le Alpi Apuane
Montagne splendide e dalle linee scattanti sorgono a ridosso della costa tirrenica dividendo due mondi vicini e differenti, contigui ma per molti versi antitetici: il solare dominio mediterraneo del leccio e dell'olivo e la boscosa realtà appenninica delle vallate interne, regno del faggio e del castagno. Sono anche, le Apuane, una barriera poderosa e compatta, difficile da valicare; accidente geografico e geologico che si innalza inaspettatamente a ridosso del mare. I motivi di interesse per queste montagne sono numerosissimi, e in molti casi straordinari.
La natura si manifesta spesso in forme grandiose; i paesaggi sono di ampiezza inebriante, resi irreali dalla vicina presenza del mare; un universo nascosto di grotte, abissi, pozzi e fiumi sotterranei riempie della sua vuota presenza le viscere dei monti, scaricandosi in sorgenti dove i torrenti escono all'improvviso dalla roccia; la vegetazione è incredibilmente varia, ricca di specie rare ed endemiche. Ben note le Apuane, a livello internazionale, anche per la presenza degli abissi più profondi e complessi d'Italia: voragini, gallerie, cunicoli, pozzi e caverne per un totale di oltre 1300 grotte censite e il più vasto dedalo di grotte d'Italia con ben undici ingressi, l'Antro del Corchia che si sviluppa per oltre 60 chilometri.
Ma le Apuane sono anche profondamente intrise di presenza umana, forse più di ogni altro massiccio italiano. Qui abbondano castelli, pievi, torri, borghi murati, luoghi storici, ponti a schiena d'asino, mulini, mulattiere, maestà o marginette, metati e carbonaie. Inoltre, l'uomo ha avuto un rapporto ancora più "intimo" con la montagna, estraendovi da due millenni il marmo. Ne è nata una cultura ingegnosissima, prodotta da condizioni di lavoro durissime e rischiose, i cui numerosi resti visibili e tangibili rappresentano un patrimonio archeologico unico, ma anche un impressionante monumento alla fatica di generazioni di cavatori. Si tratta, tuttavia, di un contesto storico e ambientale che negli ultimi decenni è stato fortemente contaminato e alterato, dove l’attività umana, che in passato era intrecciata armoniosamente con quella naturale, ha raggiunto livelli e ritmi insostenibili a causa della crescita esorbitante dell’attività estrattiva, devastante anche grazie all’escavazione e allo sfruttamento del detrito di marmo per usi industriali.
Questo patrimonio, per la riconosciuta eccezionalità, deve essere considerato indisponibile e deve essere trasmesso alle generazioni future non depredato e non degradato, in una prospettiva di attività economiche non effimere né distruttive. Se opportunamente gestito può dare luogo a un'economia integrata con quella marmifera - quest'ultima ricondotta alla sola estrazione di blocchi di marmo - attraverso la valorizzazione dell'ecoturismo, delle risorse boschive, di un'agricoltura di qualità, dei prodotti agricoli locali, attività tutte che potrebbe utilmente affiancarsi e integrarsi con quella balneare