IN CAUDA VENENUM (DELLA NUOVA LEGGE TOSCANA)
di Paolo Baldeschi, tratto da Eddyburg.it
La nuova legge urbanistica toscana entrerà in vigore tra cinque anni, almeno nella sua parte più significativa per la difesa di ambiente e paesaggio.
La nuova legge urbanistica della regione Toscana (LR 65/2014) ha riscosso un pressoché unanime consenso da parte di urbanisti, territorialisti e intellettuali, a vario titolo impegnati nella difesa del Paese. Ultimo, fra i tanti, un bell'articolo apparso su La Repubblica (17/12/2014) di Tomaso Montanari che sottolinea l'importanza dell'obbligo, contenuto all'articolo 4 della legge, di prevedere nuova edilizia residenziale soltanto nel territorio urbanizzato, da distinguere con una "linea rossa" da quello agricolo che deve essere preservato alla sua funzione. Intendiamoci: la nuova legge urbanistica è una buona legge nel suo complesso, ma, indubbiamente, questa è la disposizione più forte; non solo per un effettivo (e non solo a parole) contenimento del consumo del suolo, ma anche in senso politico, come segnale di controtendenza rispetto ai misfatti prefigurati dal disegno di legge Lupi e dalla legge SbloccaItalia. Un vero e proprio miracolo, in cui un atollo toscano sembra emergere nel mare limaccioso degli accordi tra Renzi e Berlusconi. Peccato che questo miracolo, nell'ipotesi più ottimistica, si verificherà solo tra cinque anni.
Avete capito bene: la nuova legge urbanistica toscana entrerà in vigore tra cinque anni, almeno nella sua parte più significativa per la difesa di ambiente e paesaggio. Il veleno è contenuto nelle Disposizioni transitorie, a partire dall'articolo 222 che recita: " Nei cinque anni successivi all’entrata in vigore della presente legge, i comuni possono adottare ed approvare varianti al piano strutturale e al regolamento urbanistico che contengono anche previsioni di impegno di suolo non edificato all’esterno del perimetro del territorio urbanizzato, ..." Sono dunque confermate per un quinquennio (ma in realtà i tempi potrebbero raddoppiarsi) tutte le previsioni di nuova edilizia residenziale contenute nei piani strutturali e nei regolamenti urbanistici, non solo approvati, ma anche soltanto adottati (sarebbe stato ovvio e possibile "salvare" con il vecchio regime solo le convenzioni approvate e firmate). Ma c'è di peggio: non ci si limita a consolidare le destinazioni pregresse, ma, addirittura, si concede ai comuni la possibilità di (auto)approvarsi nuove varianti di urbanizzazione del suolo agricolo, in attesa che i comuni stessi avviino i procedimenti di formazione dei nuovi piani strutturali che dovrebbero conformarsi al Pit-Piano paesaggistico, si spera approvato a quella data .
La conclusione è evidente: le velenose deroghe contenute nelle norme transitorie, non solo minano la nuova legge urbanistica, ma finiscono per rovesciarne l'utilità, essendo, di fatto, un incentivo a edificare sul territorio agricolo e a estendere il confine di quello urbanizzato, prima che - anche se non si sa quando - la cosa diventi più difficile. Ulteriore conclusione è che tutto il complesso delle norme transitorie dovrebbe essere abrogato. Questo sarebbe possibile se il Presidente Enrico Rossi fosse in posizione di forza. Ma, il Presidente ha contro la maggior parte del suo partito e non è supportato dal consiglio regionale, riottoso ed evidentemente ispirato dal "partito dei sindaci", mentre la sua candidatura è rimessa in gioco. Non vi sono molte ragioni di ottimismo.