Caro presidente Enrico Rossi,
La sua lettera credo sia rivolta a tutti coloro che, come me, sperano che lei mantenga l'impegno di fare della Toscana una regione più progredita nella tutela e nella valorizzazione del proprio territorio; mi permetto perciò di risponderle, credo anche a nome di gran parte dei suoi interlocutori critici. Il Pit-Piano paesaggistico, avrebbe potuto essere il coronamento di una politica coraggiosa e innovativa - di cui la Legge 65 del 2014 è un importante tassello. Tuttavia, in questi giorni, la maggioranza del Pd, in sintonia con l'opposizione, sta radicalmente cambiando con emendamenti pervasivi il Piano già controdedotto e approvato dalla Giunta regionale. Lei ha affermato, in un'intervista apparsa sul Corriere fiorentino, che si tratta di limature e di parole, come se si trattasse di quisquilie. Ma la disciplina di un piano è fatta essenzialmente di parole: sostituire "evitare" con "contenere" o, addirittura "armonizzare" non è cosa di poco conto. Nel primo caso, si tratta di una direttiva chiara e ineludibile. Nel secondo, ci si affida alla buona volontà dei Comuni; nel terzo le parola è soggetta a qualsiasi interpretazione. Questo esercizio di svuotamento del Piano è stato e viene condotto dal suo partito in modo sistematico nella sesta commissione in accordo con i consiglieri di Forza Italia. Un'opera di demolizione dello spirito e delle finalità del Piano che addirittura viene estesa al quadro conoscitivo, materia che ha come fondamento solide analisi e su cui i consiglieri regionali sono incompetenti, sia nella sostanza, sia istituzionalmente. Non spetta, infatti, ai politici decidere - per fare un esempio - se un territorio è esondabile e se ciò costituisce una criticità (criticità di cui la sesta commissione invitava i Comuni a non tenere conto). Qui ci troviamo davanti a un'operazione di censura oltremodo illiberale, che rasenta lo stile del MinCulPop, la censura di dati comprovati e inoppugnabili, oltre che la censura delle idee. Così si dà, addirittura, via libera alle discariche ed infrastrutturazioni edilizie nelle balze e nei calanchi del Valdarno, via libera alle nuove espansioni che compromettono la leggibilità dei centri di crinale, via libera alle nuove espansioni lungo l'Arno. Queste sì sono "posizioni estreme" che vanno contro non solo a ogni evidenza scientifica, ma anche contro il semplice buon senso. E dimostrano l'insofferenza di qualsiasi regola, che è un tipico tratto di arretratezza, culturale prima ancora che politica; in controtendenza rispetto a quanto sta facendo l'Europa più moderna che ovunque si dà regole e progetti condivisi con i cittadini per pianificare il proprio futuro.
In conclusione, ciò che noi cittadini possiamo constatare è che il suo partito, almeno nel Consiglio regionale, non solo ha rovesciato il programma e le alleanze elettorali, ma anche un valore fondamentale della sinistra: che gli interessi delle popolazioni, la loro salute, la loro sicurezza, il loro benessere, prevalgono sugli interessi privati, soprattutto quando questi si presentano come rendite parassitarie e ingiustificati privilegi.
Caro Presidente, lei ha ancora l'occasione di tenere fede al mandato per cui è stato eletto. Lo faccia non solo per i cittadini toscani, ma per lei stesso.
Paolo Baldeschi
Qui di Seguito la lettera inviata dal Presidente Enrico Rossi a tutti coloro che hanno partecipato al mailbombing per impedire che il Piano paesaggistico venga stravolto.
"Ringrazio lei e gli altri cittadini che mi avete scritto. Vi rispondo con piacere fornendovi anche alcune informazioni che forse non sono in vostro possesso. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di tenere insieme lavoro e bellezza. Proprio per questo saranno vietate le aperture di nuove cave sopra i 1.200 metri ed incentiveremo la filiera produttiva locale. Una scelta che ci consente da un lato di tutelare le vette e i crinali apuani e dall'altro di far sì che una maggiore occupazione e ricchezza ricada sul territorio.
Ritengo che il documento che abbiamo elaborato, superando contrapposizioni e diatribe su cui non sempre le posizioni più estreme risultano essere le più fondate, rappresenti un punto di arrivo per tutti. E’ del tutto normale che su temi così importanti si discuta e si confrontino posizioni diverse ed anche estreme, tra chi vorrebbe chiudere le cave e chi invece vorrebbe continuare a far tutto come prima. In democrazia le proposte si discutono e si cercano soluzioni il più possibile condivise, senza le quali anche le migliori elaborazioni rischiano di restare esercizi puramente accademici. E’ proprio da questo confronto che scaturiscono le soluzioni più avanzate. Ne è riprova che la Toscana sarà la prima e unica regione ad avere approvato un piano che contiene sia la parte vincolistica che precise direttive per gli ambiti territoriali della nostra regione, a cui dovranno conformarsi gli strumenti urbanistici dei Comuni.
La legge sulle cave che il Consiglio Regionale ha approvato dichiara pubblici i beni stimati, raddoppia le tasse di concessione dovute agli Enti locali e stabilisce che il marmo scavato dovrà essere lavorato, sempre più, a livello locale. E’ la prima volta che la Regione affronta questi temi per dotarsi di regole di carattere sociale e ambientale. Sono certo che la vostra sensibilità ambientale vi faccia comprendere ed apprezzare lo sforzo che stiamo compiendo per dare, finalmente, una risposta positiva a queste importanti questioni. Agli imprenditori del marmo ho chiesto anche di investire nella salvaguardia ambientale così come hanno fatto gli industriali del cuoio con gli impianti di depurazione. Assumersi le responsabilità di governo del territorio è oggi una grande sfida perché richiede di interpretare e governare fenomeni complessi, di trovare equilibri tra interessi diversi e spesso contrastanti ascoltando le (buone) ragioni di tutti, ma allo stesso tempo tenendo ferma la propria responsabilità che è quella di promuovere sviluppo e salvaguardia del territorio.
Spero di avere contribuito a fare chiarezza su questa vicenda e le invio i miei più cordiali saluti.
Enrico Rossi"